Cari amici,
nell'ambito dell'assemblea nazionale del PD sono state presentate proposte relative a una riforma della politica di immigrazione.
Una di queste mi preoccupa, almeno per come e' stata presentata dalla stampa. Il Corriere della Sera di sabato l'ha attribuita a Veltroni. Prendo per buona questa attribuzione, anche se non escludo che sia un po' imprecisa.
Riporto qui due brevi stralci della proposta:
"Vogliamo assicurare attraverso l'introduzione di un sistema d'ammissione a punti che avremo gli immigrati di cui la nostra economia ha bisogno, ma non di piu'. Con il ritorno della crescita vogliamo vedere crescenti livelli di occupazione e salari crescenti, ma non crescente immigrazione."
"Eta', sesso, stato civile, istruzione, specializzazione, conoscenza della lingua, della cultura, dell'ordinamento del paese, si combinano in un punteggio, o valutazione, dell'ammissibilita' dei candidati all'immigrazione."
Veltroni - sia detto per inciso - in passato si e' distinto per interventi improvvidi in materia di immigrazione. Penso a quando, da sindaco di Roma, all'indomani dell'omicidio Reggiani, pretese dal Governo l'adozione immediata di un decreto-legge che facilitasse l'espulsione dei rumeni. Il decreto-legge (181/2007) decadde senza essere convertito in legge; fu sdoppiato in due provvedimenti: un nuovo decreto-legge (249/2007), anch'esso lasciato decadere, e un decreto legislativo, varato poi con opportune modifiche. Veltroni stesso, presentatosi, a conclusione di quel periodo, come candidato premier e segretario del PD, decadde. Ora ci propone nuovi frutti del suo pensiero.
Spiego perche' non sono d'accordo con la proposta.
1) La selezione per competenza linguistica e per conoscenza della cultura italiana. L'Italia ha un problema grave di riequilibrio demografico. Per risolverlo, se le famiglie italiane non la smettono di perdere tempo davanti alla TV, ha bisogno di un flusso di immigrazione non certo inferiore a quello (di 100-200 mila ingressi per anno) attuale. Pensare che un flusso di queste dimensioni possa essere costituito, in misura preponderante, da persone altamente qualificate e' pura utopia. Ma, se si tratta invece di persone di qualificazione per lo piu' medio-bassa, esigere una conoscenza preventiva dilingua e cultura italiana non e' realistico: dove, queste persone, dovrebbero acquisire queste competenze? Quanto al fatto che altri paesi europei adottino criteri del genere, si veda come lo studio commissionato da Parlamento europeo e OIM a una commissione di esperti (http://www.stranieriinitalia.it/briguglio/immigrazione-e-asilo/2010/febbraio/parl-ue-comp-leg-imm.pdf) censuri la cosa.
2) La selezione per eta'. L'eta' media degli italiani e' di circa 44 anni; quella degli immigrati stranieri in Italia e' di 32 anni (http://www.stranieriinitalia.it/briguglio/immigrazione-e-asilo/2010/settembre/eurostat-stranieri-in-ue.pdf). La selezione per eta' avviene gia' in modo naturale. Perche' il legislatore o il governo dovrebbero imporre qualcosa che gia' si verifica? Per sentire che finalmente qualcosa nel mondo obbedisce alla loro volonta'? Ma perche' allora non introdurre anche, con la Legge Veltroni, un criterio per la partecipazione a Miss Italia che privilegi le diciottenni rispetto alle settantenni?
3) La selezione per stato civile. Come li vuole Veltroni? Sposati e con molti figli? Celibi? Ma insomma: solo i governatori del PD e i premier del PDL hanno diritto ad amministrare la loro vita privata secondo i propri gusti?
4) La selezione per specializzazione. Chi la certifica? Il solerte funzionario del consolato italiano a Casablanca, dopo aver verificato la congruita' dei percorsi scolastico-formativi? E in quanto tempo? In Italia, per valutare una richiesta di naturalizzazione lo Stato impiega due anni; e si tratta di una valutazione non molto diversa da quella, dei "meriti", che Veltroni propone ai fini dell'ingresso. I lavoratori finirebbero per entrare alle soglie del pensionamento... E se poi, a selezione avvenuta, ho bisogno di un badante, e mi ritrovo solo informatici indiani e ingegneri nucleari cinesi, chi mi accompagna al bagno se ne ho bisogno? Forse Veltroni, con la sua laurea honoris causa in public services?
5) In Italia, da ventiquattro anni a questa parte, i criteri per entrare sono molto rigidi (un posto di lavoro pronto). In teoria, significa che l'ingresso ha luogo solo a seguito di una selezione effettuata dal soggetto piu' interessato (il datore di lavoro). In pratica, significa che il flusso scorre per conto suo, e la sua condizione di legalita' viene sancita ex post. Non mi e' dato di capire perche', se lo Stato si interponesse tra datore di lavoro e lavoratore, pretendendo di selezionare il lavoratore a nome del datore, si dovrebbe ottenere un'immigrazione piu' rispondente alle necessita' della nostra societa'. Sul piano teorico, le cose potrebbero solo peggiorare. Su quello pratico, resterebbero invariate.
6) Diversa e' la questione se si usa l'approccio "a punti" non in un'ottica di restrizione, ma in un'ottica premiale. Ai fini dell'ingresso, potrebbe essere adoperata per costruire un canale di immigrazione altamentre qualificata (blue card), complementare a quello principale a qualificazione medio-bassa. Ma non si tratterebbe di far giudicare lo scienziato straniero da qualche ottuso burocrate nostrano; quanto, piuttosto, di convincere quello scienziato a venire da noi nonostante il burocrate nostrano. Ai fini del soggiorno, e piu' significativamente, potrebbe essere usata per stimolare percorsi di integrazione: chi, gia' soggiornante in Italia, matura un punteggio alto ottiene un permesso a tempo indeterminato (o la cittadinanza) in anticipo e in deroga agli altri requisiti.
Avanzo timidamente una mia proposta: se aiutassimo Veltroni a casa sua?
Cordiali saluti
sergio briguglio
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