Cari amici,
vi propongo alcune considerazioni sul contributo, compreso tra 80 e 200 euro, previsto per rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno.
1) le disposizioni sul contributo sono frutto di un emendamento di Bricolo e co. (Lega Nord) al ddl sicurezza (poi, L. 94/2009). L'importo indicato dall'emendamento era di 200 euro in tutti i casi. Poi, il Governo presento' un suo emendamento, che rinviava al decreto ministeriale ora pubblicato e indicava un range da 80 a 200 euro.
2) La destinazione del contributo e' indicato da un'altra disposizione della L. 94/2009 (ora art. 14-bis, co. 2 D. Lgs. 286/1998, relativo al Fondo rimpatri):
"2. Nel Fondo di cui al comma 1 confluiscono la meta' del gettito conseguito attraverso la riscossione del contributo di cui all'articolo 5, comma 2-ter, nonche' i contributi eventualmente disposti dall'Unione europea per le finalita' del Fondo medesimo. La quota residua del gettito del contributo di cui all'articolo 5, comma 2-ter, e' assegnata allo stato di previsione del Ministero dell'interno, per gli oneri connessi alle attivita' istruttorie inerenti al rilascio e al rinnovo del permesso di soggiorno."
3) Il Decreto ministeriale appena pubblicato altera - in modo che mi sembra illegittimo - la destinazione della "quota residua", operando una ulteriore suddivisione:
"3. La restante quota del gettito conseguito attraverso la riscossione del contributo di cui all'art. 1, e' riassegnata ai pertinenti capitoli dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'interno, come segue:
40% alla missione «Ordine pubblico e Sicurezza» di competenza del Dipartimento della Pubblica Sicurezza;
30% alla missione «Amministrazione generale e supporto alla rappresentanza di Governo e dello Stato sul territorio» di competenza del Dipartimento per le politiche del personale finalizzata alle attivita' di competenza degli Sportelli unici;
30% alla missione «Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti» di competenza del Dipartimento per le Liberta' civili e l'immigrazione per l'attuazione del Regolamento sull'Accordo di integrazione previsto dall'art. 4-bis del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286."
4) Osservo come una quota del 70% dell'intero ammontare sia destinata alla realizzazione di obiettivi di pubblica utilita' (rimpatri di espellendi e sicurezza), dei quali, pero', i contribuenti (immigrati regolari) non si avvalgono in modo particolare. Quella quota corrisponde ha percio' natura di imposta. Assoggettare a un'imposta del genere solo gli immigrati regolari (e non gli italiani) viola - mi pare - l'articolo 3 della Costituzione.
5) Una quota del 15% e' destinato all'attuazione dell'Accordo di integrazione. Se fosse destinata all'integrazione degli stranieri (es.: realizzazione di corsi di lingua italiana), si tratterebbe di una tassa, assolutamente legittima. L'Accordo di integrazione, pero', difficilmente puo' essere descritto come un servizio prestato allo straniero. Si tratta, in realta', di un esame al quale lo straniero e' sottoposto: se lo supera, ha vantaggi irrisori; se non lo supera, subisce un danno (di entita' variabile) sotto il profilo della permanenza legale in Italia. Scambiarlo per "integrazione" e' come confondere gli esami di terza media con la scuola dell'obbligo.
Per di piu', l'Accordo di integrazione e' frutto di un capriccio dei leghisti di cui sopra. E' totalmente inutile, e non serve minimamente a indirizzare l'immigrato lungo un percorso positivo (rinvio a questo mio messaggio di qualche tempo fa per i dettagli: http://briguglio.blogspot.com/2011/11/ancora-sul-dpr-1792011.html).
Fossi nel Governo, non avrei alcuna esitazione nell'emanare domani stesso un decreto-legge che abroghi le disposizioni corrispondenti.
6) Una quota del 15% e' destinata al funzionamento degli Sportelli Unici e si configura quindi come tassa. Nulla da eccepire, quindi, in linea di principio. Osservo pero' come il 15% di 200 euro ammonti a soli 30 euro.
7) Quanto al proporzionamento, ventilato in questi giorni, al reddito degli stranieri, credo che questo non altererebbe quanto ho scritto ai punti 4 e 5 qui sopra. Renderebbe certamente piu' equa la contribuzione al funzionamento degli Sportelli unici. Attenzione pero': ci sono categorie di immigrati privilegiati, che non dispongono necessariamente di redditi (es.: quelli che soggiornano in Italia per residenza elettiva, godendo di rendite).
Cordiali saluti
sergio briguglio
1 commento:
ed una vergogna
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