Cari amici,
riporto qui sotto gli ordini del giorno in materia di immigrazione accettati dal Governo e quelli accettati come raccomandazione in sede di conversione in legge del decreto anti crisi (A.C. 2561).
Con riferimento alla regolarizzazione, oltre agli odg Zaccaria e Razzi, segnalati ieri, e' significativo il contenuto dell'odg Calvisi (n. 66), accettato come raccomandazione, che mira ad estendere la regolarizzazione a lavoratori adibiti a qualunque mansione.
Se il Governo dara' seguito a questa raccomandazione, bene. In caso contrario, e' facile prevedere che il lavoratore irregolare, a prescindere dall'effettiva mansione cui e' adibito, sara' regolarizzato in qualita' di colf. Salva la possibilita' di licenziamento e immediata riassunzione nella mansione opportuna una volta ottenuto il permesso di soggiorno.
Cordiali saluti
sergio briguglio
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Ordini del giorno accettati dal Governo:
La Camera,
premesso che:
a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 ottobre 2007 (cosiddetto decreto flussi) furono presentate circa 740.000 domande di assunzione, in base alle quali, all'inizio di giugno 2008 furono rilasciati circa 170.000 nulla osta (mentre circa 80.000 furono le domande respinte o dalle direzioni provinciali del lavoro o dalle questure);
a seguito del decreto flussi emanato alla fine del 2008, saranno accolte altre 150.000 domande, sempre a valere sul complesso delle domande presentate nel 2007;
resteranno quindi senza risposta circa 340/350.000 richieste: si tratta di persone che già due anni fa denunciarono alle autorità italiane tutti i propri dati, dichiarando la disponibilità del proprio datore di lavoro alla completa regolarizzazione;
gran parte di quelle persone è tuttora nel nostro Paese, continua a lavorare da noi; si tratta di persone obbligate a lavorare in nero, che non possono pagare le tasse, i contributi, provocando anche - ma non per colpa loro - un forte danno alle casse dello Stato e che ora rischiano l'imputazione per il reato di clandestinità;
dal momento dell'entrata in vigore della legge sulla sicurezza, potrebbero esserci moltissime espulsioni, quelle persone perderebbero il lavoro e molte famiglie italiane, molte piccole aziende, molti commercianti, molti artigiani si troverebbero senza il necessario aiuto. Per non parlare dell'altra conseguenza, per la quale per molti datori di lavoro italiani potrebbe scattare anche l'ipotesi di favoreggiamento;
con la presentazione nel corso dell'esame presso le Commissioni V e VI dell'emendamento 1.021, volto a inserire il nuovo articolo 1-ter al testo del decreto-legge in esame, il Governo ha messo in atto un primo tentativo per affrontare - pur se in modo parziale - la questione dell'emersione dal lavoro irregolare di migliaia di persone che da tempo svolgono nel nostro Paese attività di assistenza e sostegno alta famiglia;
tale iniziativa corrisponde solo in parte alle manifestazioni di grande preoccupazione - avanzate sia da autorevoli figure istituzionali, sia dalle moltissime associazioni, nazionali ed internazionali, che da tempo si occupano del fenomeno della immigrazione e delle problematiche relative a questo fenomeno - derivanti dalla recentissima entrata in vigore di norme la cui rigida applicazione potrebbe provocare, sia a livello economico e sociale, sia a livello giudiziario, una situazione di forte disagio nel nostro Paese;
tale iniziativa, inoltre, rischia di essere in grave contrasto con il dettato costituzionale, prevedendo la possibilità di emersione solo per due categorie di persone, promuovendo di fatto una discriminazione per mestieri nei confronti di persone che si trovano nelle stesse condizioni, in aperta violazione del principio di uguaglianza,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare i provvedimenti necessari al fine di:
favorire la regolarizzazione del lavoro dei cittadini stranieri non comunitari che fecero richiesta del nulla osta al lavoro a norma del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 ottobre 2007;
premesso che:
a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 ottobre 2007 (cosiddetto decreto flussi) furono presentate circa 740.000 domande di assunzione, in base alle quali, all'inizio di giugno 2008 furono rilasciati circa 170.000 nulla osta (mentre circa 80.000 furono le domande respinte o dalle direzioni provinciali del lavoro o dalle questure);
a seguito del decreto flussi emanato alla fine del 2008, saranno accolte altre 150.000 domande, sempre a valere sul complesso delle domande presentate nel 2007;
resteranno quindi senza risposta circa 340/350.000 richieste: si tratta di persone che già due anni fa denunciarono alle autorità italiane tutti i propri dati, dichiarando la disponibilità del proprio datore di lavoro alla completa regolarizzazione;
gran parte di quelle persone è tuttora nel nostro Paese, continua a lavorare da noi; si tratta di persone obbligate a lavorare in nero, che non possono pagare le tasse, i contributi, provocando anche - ma non per colpa loro - un forte danno alle casse dello Stato e che ora rischiano l'imputazione per il reato di clandestinità;
dal momento dell'entrata in vigore della legge sulla sicurezza, potrebbero esserci moltissime espulsioni, quelle persone perderebbero il lavoro e molte famiglie italiane, molte piccole aziende, molti commercianti, molti artigiani si troverebbero senza il necessario aiuto. Per non parlare dell'altra conseguenza, per la quale per molti datori di lavoro italiani potrebbe scattare anche l'ipotesi di favoreggiamento;
con la presentazione nel corso dell'esame presso le Commissioni V e VI dell'emendamento 1.021, volto a inserire il nuovo articolo 1-ter al testo del decreto-legge in esame, il Governo ha messo in atto un primo tentativo per affrontare - pur se in modo parziale - la questione dell'emersione dal lavoro irregolare di migliaia di persone che da tempo svolgono nel nostro Paese attività di assistenza e sostegno alta famiglia;
tale iniziativa corrisponde solo in parte alle manifestazioni di grande preoccupazione - avanzate sia da autorevoli figure istituzionali, sia dalle moltissime associazioni, nazionali ed internazionali, che da tempo si occupano del fenomeno della immigrazione e delle problematiche relative a questo fenomeno - derivanti dalla recentissima entrata in vigore di norme la cui rigida applicazione potrebbe provocare, sia a livello economico e sociale, sia a livello giudiziario, una situazione di forte disagio nel nostro Paese;
tale iniziativa, inoltre, rischia di essere in grave contrasto con il dettato costituzionale, prevedendo la possibilità di emersione solo per due categorie di persone, promuovendo di fatto una discriminazione per mestieri nei confronti di persone che si trovano nelle stesse condizioni, in aperta violazione del principio di uguaglianza,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare i provvedimenti necessari al fine di:
favorire la regolarizzazione del lavoro dei cittadini stranieri non comunitari che fecero richiesta del nulla osta al lavoro a norma del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 ottobre 2007;
autorizzare allo scopo, per chiunque occupi alle proprie dipendenze cittadini stranieri privi di titolo di soggiorno, che abbiano presentato la domanda di nulla osta al lavoro valida ed ammissibile, a norma del citato decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ma risultati in esubero rispetto alla quota complessiva di ingressi autorizzata sulla base dell'articolo 1 dello stesso decreto, la possibilità di denunciare, entro quattro mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, la sussistenza del rapporto di lavoro alla Prefettura - ufficio del Governo competente per territorio mediante presentazione di domanda di emersione, con le stesse modalità previste per la dichiarazione di emersione relativa ai cittadini stranieri non comunitari di cui all'articolo 1-ter.
9/2561-A/10. (Testo modificato nel corso della seduta)Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti, Ghizzoni, De Biasi, Giulietti, Motta, Granata, Di Biagio, Barbaro, Ceccacci Rubino, Angeli, Moles, Della Vedova, Raisi, Perina, Mussolini, Tremaglia, De Angelis, Malgieri, Melis, Touadi, Corsini, Tabacci, Colombo, Mantini, Codurelli.
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La Camera,
premesso che:
la città di Prato è stata un grande magnete che ha attirato flussi di immigrazione a raggi diversi nel corso dei passati decenni. Flussi che ne hanno fatto, con una progressione impressionante, la terza città dell'Italia centrale;
nel corso degli anni '80 il progressivo esaurirsi dell'immigrazione meridionale e l'ulteriore restringersi del grado di copertura della parte bassa del mercato del lavoro da parte dei «pratesi», hanno aperto la strada - sia pure in una situazione di crescita rallentata dell'economia locale e di contrazione dell'occupazione manifatturiera - a un'immigrazione extracomunitaria che ha interessato un fronte molto ampio di nazionalità - oggi oltre cento - ma che, nel corso degli anni '90, ha visto imporsi come assolutamente predominante l'etnia cinese;
l'immigrazione cinese si è realizzata con caratteri del tutto peculiari sia quantitativi che qualitativi ed è andata, paradossalmente, accelerando negli anni delle forti difficoltà dell'economia pratese;
la comunità cinese non ha, salvo casi molto rari, assunto la posizione di lavoratori dipendenti in imprese con titolari italiani, ma ha costituito una marea crescente di piccole e piccolissime imprese nel settore della maglieria e della confezione pronto moda con una vita media estremamente ridotta; imprese che hanno impiegato - con numeri medi comunque molto esigui - loro connazionali (salvo, in pochissime imprese più strutturate, quadri italiani);
nel corso degli anni i cinesi hanno anche mostrato una tendenza ad una sorta di «integrazione verticale etnica» con l'acquisizione di imprese «terziste» rispetto all'attività di confezione (tintorie e trattamenti capo) e in generale di fornitura o servizio alle loro imprese e di servizio alla loro comunità (commercio, servizi alla persona ecc.);
si è quindi andato configurando nel tempo una specie di «distretto parallelo» che ha trovato gli spazi fisici per insediare le proprie attività nel progressivo ritrarsi delle attività tessili pratesi e alcuni presupposti giuridici per alimentarsi nei meccanismi delle leggi sull'immigrazione (diversi dei nuovi arrivi passano regolarmente per il collocamento grazie ai tanti imprenditori connazionali già attivi);
larga parte della presenza cinese si è configurata e si configura come «clandestina» e tra le condizioni di sviluppo della stessa deve essere purtroppo annoverata anche la insufficiente attenzione e la scarsa capacità di controllo delle autorità preposte;
il primo punto su cui occorre concentrare l'impegno è quello dell'affermazione della legalità, visto che il sommerso, l'impiego di clandestini, il non rispetto delle normative in materia di igiene e sicurezza e la mancata osservanza nel pagamento delle tasse locali sono situazioni estremamente diffuse che, se non combattute, rischiano di produrre effetti corrosivi irreversibili sul corpo della società pratese;
le ragioni per imporre la legge non sono solo giuridiche ed etiche: occorre rimettere l'asticella «al posto giusto» anche per far emergere i progetti imprenditoriali più solidi, quelli con maggiore qualità intrinseca anche a beneficio delle interazioni con il resto del tessuto distrettuale;
premesso che:
la città di Prato è stata un grande magnete che ha attirato flussi di immigrazione a raggi diversi nel corso dei passati decenni. Flussi che ne hanno fatto, con una progressione impressionante, la terza città dell'Italia centrale;
nel corso degli anni '80 il progressivo esaurirsi dell'immigrazione meridionale e l'ulteriore restringersi del grado di copertura della parte bassa del mercato del lavoro da parte dei «pratesi», hanno aperto la strada - sia pure in una situazione di crescita rallentata dell'economia locale e di contrazione dell'occupazione manifatturiera - a un'immigrazione extracomunitaria che ha interessato un fronte molto ampio di nazionalità - oggi oltre cento - ma che, nel corso degli anni '90, ha visto imporsi come assolutamente predominante l'etnia cinese;
l'immigrazione cinese si è realizzata con caratteri del tutto peculiari sia quantitativi che qualitativi ed è andata, paradossalmente, accelerando negli anni delle forti difficoltà dell'economia pratese;
la comunità cinese non ha, salvo casi molto rari, assunto la posizione di lavoratori dipendenti in imprese con titolari italiani, ma ha costituito una marea crescente di piccole e piccolissime imprese nel settore della maglieria e della confezione pronto moda con una vita media estremamente ridotta; imprese che hanno impiegato - con numeri medi comunque molto esigui - loro connazionali (salvo, in pochissime imprese più strutturate, quadri italiani);
nel corso degli anni i cinesi hanno anche mostrato una tendenza ad una sorta di «integrazione verticale etnica» con l'acquisizione di imprese «terziste» rispetto all'attività di confezione (tintorie e trattamenti capo) e in generale di fornitura o servizio alle loro imprese e di servizio alla loro comunità (commercio, servizi alla persona ecc.);
si è quindi andato configurando nel tempo una specie di «distretto parallelo» che ha trovato gli spazi fisici per insediare le proprie attività nel progressivo ritrarsi delle attività tessili pratesi e alcuni presupposti giuridici per alimentarsi nei meccanismi delle leggi sull'immigrazione (diversi dei nuovi arrivi passano regolarmente per il collocamento grazie ai tanti imprenditori connazionali già attivi);
larga parte della presenza cinese si è configurata e si configura come «clandestina» e tra le condizioni di sviluppo della stessa deve essere purtroppo annoverata anche la insufficiente attenzione e la scarsa capacità di controllo delle autorità preposte;
il primo punto su cui occorre concentrare l'impegno è quello dell'affermazione della legalità, visto che il sommerso, l'impiego di clandestini, il non rispetto delle normative in materia di igiene e sicurezza e la mancata osservanza nel pagamento delle tasse locali sono situazioni estremamente diffuse che, se non combattute, rischiano di produrre effetti corrosivi irreversibili sul corpo della società pratese;
le ragioni per imporre la legge non sono solo giuridiche ed etiche: occorre rimettere l'asticella «al posto giusto» anche per far emergere i progetti imprenditoriali più solidi, quelli con maggiore qualità intrinseca anche a beneficio delle interazioni con il resto del tessuto distrettuale;
quella per la legalità è quindi «politica industriale» vera e propria,
impegna il Governo
ad attivare tutti i mezzi, anche con l'istituzione di un tavolo specifico, per l'emersione del distretto illegale cinese, condizione necessaria per favorire un corretto sviluppo economico del distretto pratese.
9/2561-A/18. Mazzoni, Massimo Parisi.
impegna il Governo
ad attivare tutti i mezzi, anche con l'istituzione di un tavolo specifico, per l'emersione del distretto illegale cinese, condizione necessaria per favorire un corretto sviluppo economico del distretto pratese.
9/2561-A/18. Mazzoni, Massimo Parisi.
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La Camera,
premesso che:
in conseguenza della crisi e dei suoi effetti sulla struttura produttiva e l'occupazione perderanno il posto di lavoro molti lavoratori stranieri regolari, da tempo residenti nel nostro Paese ed integrati nelle comunità di appartenenza;
il venir meno di un rapporto di lavoro può comportare il mancato rinnovo del permesso di soggiorno, vanificare la concreta possibilità di reimpiegarsi e determinare il rimpatrio;
una siffatta eventualità oltre a chiamare in causa aspetti delicati sul piano solidaristico, potrebbe causare un reale spreco di risorse umane e professionali dopo anni di fattivo inserimento nel mercato del lavoro,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di riconoscere ai lavoratori stranieri - che percepiscono dall'Inps l'indennità di mobilità o di disoccupazione - il diritto di chiedere ed ottenere (in presenza degli altri requisiti previsti) la proroga del permesso di soggiorno fino alla scadenza dei periodi di erogazione delle suddette prestazioni sociali.
9/2561-A/21. Della Vedova, Cazzola.
premesso che:
in conseguenza della crisi e dei suoi effetti sulla struttura produttiva e l'occupazione perderanno il posto di lavoro molti lavoratori stranieri regolari, da tempo residenti nel nostro Paese ed integrati nelle comunità di appartenenza;
il venir meno di un rapporto di lavoro può comportare il mancato rinnovo del permesso di soggiorno, vanificare la concreta possibilità di reimpiegarsi e determinare il rimpatrio;
una siffatta eventualità oltre a chiamare in causa aspetti delicati sul piano solidaristico, potrebbe causare un reale spreco di risorse umane e professionali dopo anni di fattivo inserimento nel mercato del lavoro,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di riconoscere ai lavoratori stranieri - che percepiscono dall'Inps l'indennità di mobilità o di disoccupazione - il diritto di chiedere ed ottenere (in presenza degli altri requisiti previsti) la proroga del permesso di soggiorno fino alla scadenza dei periodi di erogazione delle suddette prestazioni sociali.
9/2561-A/21. Della Vedova, Cazzola.
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La Camera,
premesso che:
l'articolo 1-ter contiene misure volte alla regolarizzazione di colf e badanti straniere presenti irregolarmente nel territorio italiano, a rischio di espulsione a causa dell'introduzione nell'ordinamento del reato di clandestinità;
nel testo, al comma 1, lettera a), il Governo specifica che la sanatoria si riferisce a chi presta «attività di assistenza per sé stesso o per componenti della propria famiglia, ancorché non conviventi, affetti da patologie o handicap che ne limitino l'autosufficienza»;
la condizione di «anziano» non sembra essere necessariamente ricompresa nella dicitura «affetti da patologie o handicap che ne limitino l'autosufficienza»;
in Europa una persona su 5 ha più di 60 anni, entro il 2050 il numero delle persone oltre i 65 anni d'età crescerà del 70 per cento, quello delle persone oltre gli 80 del 170 per cento;
attualmente nel Paese oltre 14 milioni di persone superano la soglia dei 60 anni, pari al 24,5 per cento della popolazione: ad aver compiuto 80 anni è il 5 per cento della popolazione, nel 2051 gli over 65 rappresenteranno il 33 per cento dei residenti, al 1o gennaio 2009 gli individui con 65 anni e oltre rappresentano il 20,1 per cento della popolazione;
circa il 56,7 per cento dei collaboratori familiari stranieri assiste anziani o famiglie con anziani a carico;
l'allungamento della speranza di vita e il declino delle nascite hanno alimentato il processo di invecchiamento nel Paese e le badanti straniere hanno rappresentato negli ultimi anni una risposta spontanea, privata, alle esigenze delle famiglie e delle persone: suppliscono, come in una sorta di welfare privato, alle inadempienze della politica e all'indebolimento delle famiglie e delle reti di aiuto familiare,
impegna il Governo
ad adottare, al fine di garantire l'uniforme applicazione su tutto il territorio nazionale delle disposizioni introdotte nel corso dell'esame parlamentare sulla dichiarazione di sussistenza del rapporto di lavoro di persone adibite ad attività di assistenza e di sostegno alle famiglie, norme attuative tali da interpretare la nuova disciplina, in modo da ricomprendere, nelle ipotesi previste alla lettera a) del comma 1 dell'articolo 1-ter, quelle limitazioni di ordine fisico o psicologico che, ancorché non classificate come specifiche patologie o handicap, sono connesse al processo di invecchiamento della persona.
9/2561-A/64. Duilio.
premesso che:
l'articolo 1-ter contiene misure volte alla regolarizzazione di colf e badanti straniere presenti irregolarmente nel territorio italiano, a rischio di espulsione a causa dell'introduzione nell'ordinamento del reato di clandestinità;
nel testo, al comma 1, lettera a), il Governo specifica che la sanatoria si riferisce a chi presta «attività di assistenza per sé stesso o per componenti della propria famiglia, ancorché non conviventi, affetti da patologie o handicap che ne limitino l'autosufficienza»;
la condizione di «anziano» non sembra essere necessariamente ricompresa nella dicitura «affetti da patologie o handicap che ne limitino l'autosufficienza»;
in Europa una persona su 5 ha più di 60 anni, entro il 2050 il numero delle persone oltre i 65 anni d'età crescerà del 70 per cento, quello delle persone oltre gli 80 del 170 per cento;
attualmente nel Paese oltre 14 milioni di persone superano la soglia dei 60 anni, pari al 24,5 per cento della popolazione: ad aver compiuto 80 anni è il 5 per cento della popolazione, nel 2051 gli over 65 rappresenteranno il 33 per cento dei residenti, al 1o gennaio 2009 gli individui con 65 anni e oltre rappresentano il 20,1 per cento della popolazione;
circa il 56,7 per cento dei collaboratori familiari stranieri assiste anziani o famiglie con anziani a carico;
l'allungamento della speranza di vita e il declino delle nascite hanno alimentato il processo di invecchiamento nel Paese e le badanti straniere hanno rappresentato negli ultimi anni una risposta spontanea, privata, alle esigenze delle famiglie e delle persone: suppliscono, come in una sorta di welfare privato, alle inadempienze della politica e all'indebolimento delle famiglie e delle reti di aiuto familiare,
impegna il Governo
ad adottare, al fine di garantire l'uniforme applicazione su tutto il territorio nazionale delle disposizioni introdotte nel corso dell'esame parlamentare sulla dichiarazione di sussistenza del rapporto di lavoro di persone adibite ad attività di assistenza e di sostegno alle famiglie, norme attuative tali da interpretare la nuova disciplina, in modo da ricomprendere, nelle ipotesi previste alla lettera a) del comma 1 dell'articolo 1-ter, quelle limitazioni di ordine fisico o psicologico che, ancorché non classificate come specifiche patologie o handicap, sono connesse al processo di invecchiamento della persona.
9/2561-A/64. Duilio.
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La Camera,
premesso che:
l'approccio complessivo alle politiche dell'immigrazione da parte del Governo e dalla maggioranza parlamentare che lo sostiene è da considerare assolutamente fallimentare, e ha toccato il suo punto più basso nell'introduzione del reato di immigrazione clandestina, che sta provocando una serpeggiante psicosi nei lavoratori irregolari che, tuttavia, lavorano onestamente e sostengono, oltre a moltissime delle nostre famiglie, assistendo e curando le nostre case, i nostri anziani, i nostri bambini, le persone non autosufficienti, e nei datori di lavoro, che corrono il rischio, fondato, di incorrere nel favoreggiamento;
premesso che:
l'approccio complessivo alle politiche dell'immigrazione da parte del Governo e dalla maggioranza parlamentare che lo sostiene è da considerare assolutamente fallimentare, e ha toccato il suo punto più basso nell'introduzione del reato di immigrazione clandestina, che sta provocando una serpeggiante psicosi nei lavoratori irregolari che, tuttavia, lavorano onestamente e sostengono, oltre a moltissime delle nostre famiglie, assistendo e curando le nostre case, i nostri anziani, i nostri bambini, le persone non autosufficienti, e nei datori di lavoro, che corrono il rischio, fondato, di incorrere nel favoreggiamento;
all'indomani dunque dell'approvazione definitiva del disegno di legge recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica e, dunque, a ridosso dell'introduzione nel nostro ordinamento del reato di clandestinità, con tale previsione il Governo sta cercando, in modo decisamente parziale e un po' confuso, di porre rimedio ai danni e ai moltissimi problemi che la sua stessa nuova normativa sta già creando alle famiglie e ai lavoratori stranieri coinvolti;
l'articolo 1-ter contiene misure volte alla regolarizzazione di colf e badanti straniere presenti irregolarmente nel territorio italiano, spesso in attesa di regolarizzazione perché in possesso dei requisiti, a rischio di espulsione a causa dell'introduzione nel nostro ordinamento del reato di clandestinità;
in Italia si contano circa 600 mila lavoratori domestici registrati all'Inps, in gran parte donne straniere, e le stime che comprendono le colf e le badanti irregolari arrivano a calcolarne fino al doppio;
questa regolarizzazione parziale lascia senza soluzione il problema di quei lavoratori stranieri che non possono essere regolarizzati dai propri datori di lavoro perché privi di un valido titolo di soggiorno e perché oggi non adibiti alle mansioni di badante o collaboratore domestico;
a distanza di sette anni dalla entrata in vigore della legge c.d. «Bossi-Fini» si deve registrare come la stessa ha spinto l'immigrazione verso l'irregolarità e verso la clandestinità non rispondendo ai bisogni del mercato e delle famiglie italiane,
impegna il Governo
a riferire al Parlamento, entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, sui risultati della regolarizzazione di cui all'articolo 1-ter anche al fine di dare la possibilità al Parlamento stesso di pensare ad una riforma organica delle politiche dell'immigrazione a partire dalla modifica della cosiddetta legge «Bossi-Fini».
9/2561-A/67. Viola, Calvisi, Bressa, Livia Turco, Amici, Codurelli, De Pasquale.
l'articolo 1-ter contiene misure volte alla regolarizzazione di colf e badanti straniere presenti irregolarmente nel territorio italiano, spesso in attesa di regolarizzazione perché in possesso dei requisiti, a rischio di espulsione a causa dell'introduzione nel nostro ordinamento del reato di clandestinità;
in Italia si contano circa 600 mila lavoratori domestici registrati all'Inps, in gran parte donne straniere, e le stime che comprendono le colf e le badanti irregolari arrivano a calcolarne fino al doppio;
questa regolarizzazione parziale lascia senza soluzione il problema di quei lavoratori stranieri che non possono essere regolarizzati dai propri datori di lavoro perché privi di un valido titolo di soggiorno e perché oggi non adibiti alle mansioni di badante o collaboratore domestico;
a distanza di sette anni dalla entrata in vigore della legge c.d. «Bossi-Fini» si deve registrare come la stessa ha spinto l'immigrazione verso l'irregolarità e verso la clandestinità non rispondendo ai bisogni del mercato e delle famiglie italiane,
impegna il Governo
a riferire al Parlamento, entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, sui risultati della regolarizzazione di cui all'articolo 1-ter anche al fine di dare la possibilità al Parlamento stesso di pensare ad una riforma organica delle politiche dell'immigrazione a partire dalla modifica della cosiddetta legge «Bossi-Fini».
9/2561-A/67. Viola, Calvisi, Bressa, Livia Turco, Amici, Codurelli, De Pasquale.
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La Camera,
premesso che:
sono circa 4 milioni gli stranieri presenti regolarmente in Italia con carte e permessi di soggiorno, contratti di lavoro e inserimenti lavorativi;
coloro che usufruiscono del permesso di soggiorno sono chiamati al rinnovo periodico di quest'ultimo documento, sostenendo così la necessità di sottoporsi ad una trafila burocratica spesso estenuante;
molte associazioni di tutela dei diritti degli stranieri regolarmente soggiornanti lamentano una mancanza di coordinamento tra i vari uffici che gestiscono il rinnovo dei permessi di soggiorno, in modo particolare le Questure e le Asl, con le prime che non rinnovano il permesso senza il rinnovo della tessera sanitaria e le seconde che non rinnovano le tessere sanitarie senza il nuovo permesso, creando così situazioni confuse nelle quali lo straniero, inevitabilmente, rischia di perdersi,
impegna il Governo
ad adottare tutte le misure necessarie affinché si crei un maggiore coordinamento delle varie strutture burocratiche chiamate al rinnovo dei documenti di soggiorno per gli stranieri, in modo da assicurare maggiore snellezza e chiarezza nelle procedure.
9/2561-A/100. Bucchino, D'Incecco, Pedoto, Miotto, Livia Turco, Calgaro, Binetti, Bossa, Murer, Mosella, Burtone, Argentin, Grassi, Sbrollini, Codurelli.
premesso che:
sono circa 4 milioni gli stranieri presenti regolarmente in Italia con carte e permessi di soggiorno, contratti di lavoro e inserimenti lavorativi;
coloro che usufruiscono del permesso di soggiorno sono chiamati al rinnovo periodico di quest'ultimo documento, sostenendo così la necessità di sottoporsi ad una trafila burocratica spesso estenuante;
molte associazioni di tutela dei diritti degli stranieri regolarmente soggiornanti lamentano una mancanza di coordinamento tra i vari uffici che gestiscono il rinnovo dei permessi di soggiorno, in modo particolare le Questure e le Asl, con le prime che non rinnovano il permesso senza il rinnovo della tessera sanitaria e le seconde che non rinnovano le tessere sanitarie senza il nuovo permesso, creando così situazioni confuse nelle quali lo straniero, inevitabilmente, rischia di perdersi,
impegna il Governo
ad adottare tutte le misure necessarie affinché si crei un maggiore coordinamento delle varie strutture burocratiche chiamate al rinnovo dei documenti di soggiorno per gli stranieri, in modo da assicurare maggiore snellezza e chiarezza nelle procedure.
9/2561-A/100. Bucchino, D'Incecco, Pedoto, Miotto, Livia Turco, Calgaro, Binetti, Bossa, Murer, Mosella, Burtone, Argentin, Grassi, Sbrollini, Codurelli.
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La Camera,
premesso che:
all'articolo 1-ter, comma 13, lettera b), del decreto-legge in esame si prevede che non possono essere ammessi alla procedura di emersione prevista dallo stesso articolo i lavoratori extracomunitari che risultino segnalati, anche in base ad accordi o convenzioni internazionali in vigore per l'Italia, ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato;
la formulazione della lettera b) appare quindi escludere dalla procedura di emersione tutti coloro che abbiano subito un provvedimento di espulsione, anche per semplice soggiorno illegale (anche in assenza, quindi, di ragioni legate al pericolo per l'ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato o di altro Stato membro dell'Accordo di Schengen);
una tale interpretazione appare però in contrasto con la formulazione della lettera a) nella quale sono esplicitate le forme più gravi di espulsione,
premesso che:
all'articolo 1-ter, comma 13, lettera b), del decreto-legge in esame si prevede che non possono essere ammessi alla procedura di emersione prevista dallo stesso articolo i lavoratori extracomunitari che risultino segnalati, anche in base ad accordi o convenzioni internazionali in vigore per l'Italia, ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato;
la formulazione della lettera b) appare quindi escludere dalla procedura di emersione tutti coloro che abbiano subito un provvedimento di espulsione, anche per semplice soggiorno illegale (anche in assenza, quindi, di ragioni legate al pericolo per l'ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato o di altro Stato membro dell'Accordo di Schengen);
una tale interpretazione appare però in contrasto con la formulazione della lettera a) nella quale sono esplicitate le forme più gravi di espulsione,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative al fine di procedere alla cancellazione d'ufficio, per tutti gli stranieri per i quali venga presentata richiesta di regolarizzazione, delle segnalazioni per la non ammissione associate ad espulsione per semplice soggiorno illegale.
a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative al fine di procedere alla cancellazione d'ufficio, per tutti gli stranieri per i quali venga presentata richiesta di regolarizzazione, delle segnalazioni per la non ammissione associate ad espulsione per semplice soggiorno illegale.
9/2561-A/166. (Testo modificato nel corso della seduta) Zaccaria.
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Ordini del giorno accettati dal Governo come raccomandazione:
La Camera,
premesso che:
l'articolo 1-ter contiene misure volte alla regolarizzazione di colf e badanti straniere presenti irregolarmente nel territorio italiano, spesso in attesa di regolarizzazione perché in possesso dei requisiti, a rischio di espulsione a causa dell'introduzione nell'ordinamento del reato di clandestinità;
in Italia si contano circa 600 mila lavoratori domestici registrati all'Inps, in gran parte donne straniere, e le stime che comprendono le colf e le badanti irregolari arrivano a calcolarne fino al doppio;
all'indomani dell'approvazione definitiva del disegno di legge recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica e, dunque, a ridosso dell'introduzione nell'ordinamento del reato di clandestinità, con tale previsione il Governo sta cercando, in modo decisamente parziale e un po' confuso, di porre rimedio ai danni e ai moltissimi problemi che la sua stessa nuova normativa sta già creando alle famiglie e ai lavoratori stranieri coinvolti;
premesso che:
l'articolo 1-ter contiene misure volte alla regolarizzazione di colf e badanti straniere presenti irregolarmente nel territorio italiano, spesso in attesa di regolarizzazione perché in possesso dei requisiti, a rischio di espulsione a causa dell'introduzione nell'ordinamento del reato di clandestinità;
in Italia si contano circa 600 mila lavoratori domestici registrati all'Inps, in gran parte donne straniere, e le stime che comprendono le colf e le badanti irregolari arrivano a calcolarne fino al doppio;
all'indomani dell'approvazione definitiva del disegno di legge recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica e, dunque, a ridosso dell'introduzione nell'ordinamento del reato di clandestinità, con tale previsione il Governo sta cercando, in modo decisamente parziale e un po' confuso, di porre rimedio ai danni e ai moltissimi problemi che la sua stessa nuova normativa sta già creando alle famiglie e ai lavoratori stranieri coinvolti;
l'ultimo decreto flussi ne ha previsto l'ingresso per poco più di 100 mila, in aggiunta ai 90 mila del decreto precedente del 2007, quando al Ministero arrivarono 420.366 domande per lo svolgimento di attività domestiche e di cura sul totale di 740.813 istanze presentate: inoltre sono decine di migliaia le famiglie che hanno inoltrato richieste per nulla osta all'ingresso di lavoratore straniero già nel 2007, che in buona parte hanno già in casa la persona, ma ancora non hanno ricevuto risposta;
la sanatoria proposta dal Governo riguarda solo colf e badanti, introducendo una discriminazione nei confronti di tutti gli altri lavoratori,
impegna il Governo
a predisporre meccanismi volti alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri, a prescindere dalle mansioni a cui gli stessi sono adibiti, con particolare riferimento ai lavoratori che abbiano presentato le domande di nulla-osta al lavoro valide ed ammissibili ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 30 ottobre 2007, risultate in esubero rispetto alla quota complessiva di ingressi autorizzata sulla base dell'articolo 1 dello stesso decreto 30 ottobre 2007.
9/2561-A/65. Bressa, Calvisi, Livia Turco, Viola, Amici, Gnecchi, Codurelli, Gatti, De Pasquale.
la sanatoria proposta dal Governo riguarda solo colf e badanti, introducendo una discriminazione nei confronti di tutti gli altri lavoratori,
impegna il Governo
a predisporre meccanismi volti alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri, a prescindere dalle mansioni a cui gli stessi sono adibiti, con particolare riferimento ai lavoratori che abbiano presentato le domande di nulla-osta al lavoro valide ed ammissibili ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 30 ottobre 2007, risultate in esubero rispetto alla quota complessiva di ingressi autorizzata sulla base dell'articolo 1 dello stesso decreto 30 ottobre 2007.
9/2561-A/65. Bressa, Calvisi, Livia Turco, Viola, Amici, Gnecchi, Codurelli, Gatti, De Pasquale.
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La Camera,
premesso che:
l'articolo 1-ter contiene misure volte alla regolarizzazione di colf e badanti straniere presenti irregolarmente nel territorio italiano, spesso in attesa di regolarizzazione perché in possesso dei requisiti, a rischio di espulsione a causa dell'introduzione nell'ordinamento del reato di clandestinità;
in Italia si contano circa 600 mila lavoratori domestici registrati all'Inps, in gran parte donne straniere, e le stime che comprendono le colf e le badanti irregolari arrivano a calcolarne fino al doppio;
all'indomani dell'approvazione definitiva del disegno di legge recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica e, dunque, a ridosso dell'introduzione nell'ordinamento del reato di clandestinità, con tale previsione il Governo sta cercando, in modo decisamente parziale e un po' confuso, di porre rimedio ai danni e ai moltissimi problemi che la sua stessa nuova normativa sta già creando alle famiglie e ai lavoratori stranieri coinvolti;
premesso che:
l'articolo 1-ter contiene misure volte alla regolarizzazione di colf e badanti straniere presenti irregolarmente nel territorio italiano, spesso in attesa di regolarizzazione perché in possesso dei requisiti, a rischio di espulsione a causa dell'introduzione nell'ordinamento del reato di clandestinità;
in Italia si contano circa 600 mila lavoratori domestici registrati all'Inps, in gran parte donne straniere, e le stime che comprendono le colf e le badanti irregolari arrivano a calcolarne fino al doppio;
all'indomani dell'approvazione definitiva del disegno di legge recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica e, dunque, a ridosso dell'introduzione nell'ordinamento del reato di clandestinità, con tale previsione il Governo sta cercando, in modo decisamente parziale e un po' confuso, di porre rimedio ai danni e ai moltissimi problemi che la sua stessa nuova normativa sta già creando alle famiglie e ai lavoratori stranieri coinvolti;
l'ultimo decreto flussi ne ha previsto l'ingresso per poco più di 100 mila, in aggiunta ai 90 mila del decreto precedente del 2007, quando al Ministero arrivarono 420.366 domande per lo svolgimento di attività domestiche e di cura sul totale di 740.813 istanze presentate: inoltre sono decine di migliaia le famiglie che hanno inoltrato richieste per nulla osta all'ingresso di lavoratore straniero già nel 2007, che in buona parte hanno già in casa la persona, ma ancora non hanno ricevuto risposta;
la sanatoria proposta dal Governo riguarda solo colf e badanti, introducendo una discriminazione nei confronti di tutti gli altri lavoratori
impegna il Governo
a predisporre meccanismi volti alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri a prescindere dalle mansioni a cui gli stessi sono adibiti, al fine di evitare ingiuste discriminazioni.
impegna il Governo
a predisporre meccanismi volti alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri a prescindere dalle mansioni a cui gli stessi sono adibiti, al fine di evitare ingiuste discriminazioni.
9/2561-A/66. Calvisi, Bressa, Livia Turco, Viola, Amici, Codurelli, Gatti, De Pasquale.
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La Camera,
premesso che:
l'ultimo rapporto della Caritas sull'immigrazione stima che il numero complessivo di stranieri regolari (comunitari e non) residenti in Italia all'inizio del 2008 si aggiri intorno ai 3.800.000/4.000.000, con un aumento di mezzo milione rispetto al dato dell'anno precedente. Questi stranieri producono il 9 per cento del PIL italiano, acquistano abitazioni, pagano le tasse e versano regolarmente i contributi all'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS);
l'articolo 9 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, consente il rilascio di una Carta di soggiorno allo straniero regolarmente soggiornante nel territorio dello Stato da almeno cinque anni, titolare di un permesso di soggiorno per un motivo che consente un numero indeterminato di rinnovi, il quale dimostri di avere un reddito sufficiente per il sostentamento proprio e dei familiari;
la Carta di soggiorno consente allo straniero una serie di opportunità: esso può fare ingresso nel territorio dello Stato in esenzione di visto; può svolgere nel territorio dello Stato ogni attività lecita; accede ai servizi ed alle prestazioni erogate dalla pubblica amministrazione, salvo che sia diversamente disposto;
lo straniero titolare di Carta di soggiorno può richiedere al questore il rilascio della stessa carta per il coniuge e per i figli minori conviventi, in modo da dare stabilità e diritti all'intero suo nucleo familiare;
tale diritto per i figli dello straniero con Carta di soggiorno decade con il compimento del diciottesimo anno di età per cui il figlio dello straniero, vissuto e cresciuto in Italia, con la maggiore età, pur convivendo ancora con il nucleo familiare, si ritrova in una condizione di improvvisa instabilità, dovendo di nuovo ricorrere ad un permesso di soggiorno provvisorio e solo nel caso studi o abbia un lavoro regolare,
impegna il Governo
ad adottare tutte le misure necessarie per affrontare la situazione dei figli maggiorenni degli stranieri con Carta di soggiorno inseriti nel nucleo familiare originario, adottando ulteriori iniziative al fine di procedere ad una revisione del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e, in particolare, consentendo l'estensione della validità della Carta di soggiorno anche ai figli maggiorenni ancora a carico del nucleo familiare originario.
9/2561-A/98. Bossa.
premesso che:
l'ultimo rapporto della Caritas sull'immigrazione stima che il numero complessivo di stranieri regolari (comunitari e non) residenti in Italia all'inizio del 2008 si aggiri intorno ai 3.800.000/4.000.000, con un aumento di mezzo milione rispetto al dato dell'anno precedente. Questi stranieri producono il 9 per cento del PIL italiano, acquistano abitazioni, pagano le tasse e versano regolarmente i contributi all'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS);
l'articolo 9 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, consente il rilascio di una Carta di soggiorno allo straniero regolarmente soggiornante nel territorio dello Stato da almeno cinque anni, titolare di un permesso di soggiorno per un motivo che consente un numero indeterminato di rinnovi, il quale dimostri di avere un reddito sufficiente per il sostentamento proprio e dei familiari;
la Carta di soggiorno consente allo straniero una serie di opportunità: esso può fare ingresso nel territorio dello Stato in esenzione di visto; può svolgere nel territorio dello Stato ogni attività lecita; accede ai servizi ed alle prestazioni erogate dalla pubblica amministrazione, salvo che sia diversamente disposto;
lo straniero titolare di Carta di soggiorno può richiedere al questore il rilascio della stessa carta per il coniuge e per i figli minori conviventi, in modo da dare stabilità e diritti all'intero suo nucleo familiare;
tale diritto per i figli dello straniero con Carta di soggiorno decade con il compimento del diciottesimo anno di età per cui il figlio dello straniero, vissuto e cresciuto in Italia, con la maggiore età, pur convivendo ancora con il nucleo familiare, si ritrova in una condizione di improvvisa instabilità, dovendo di nuovo ricorrere ad un permesso di soggiorno provvisorio e solo nel caso studi o abbia un lavoro regolare,
impegna il Governo
ad adottare tutte le misure necessarie per affrontare la situazione dei figli maggiorenni degli stranieri con Carta di soggiorno inseriti nel nucleo familiare originario, adottando ulteriori iniziative al fine di procedere ad una revisione del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e, in particolare, consentendo l'estensione della validità della Carta di soggiorno anche ai figli maggiorenni ancora a carico del nucleo familiare originario.
9/2561-A/98. Bossa.
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La Camera,
premesso che:
la crisi in atto e le sue conseguenze in termini di tenuta occupazionale dei mercati rendono indispensabile un approfondimento sulla condizione giuridica dei lavoratori extracomunitari, cercando di evidenziare quei tratti distintivi della normativa attualmente in vigore che incidono profondamente sulla possibilità di queste persone di riuscire a rimanere all'interno di un contesto di inclusione giuridica e sociale;
il provvedimento in esame contiene un percorso di regolarizzazione delle figure professionali di colf e badanti che molto hanno a che vedere con la presenza degli stranieri in Italia e che, però, non rappresentano l'unico volto del rapporto tra quella immigrazione che punta all'inclusione e i vari aspetti del mondo del lavoro in Italia;
la perdita del posto di lavoro da parte dell'immigrato extracomunitario contiene in primo luogo il rischio di far precipitare alcune decine di migliaia di lavoratori in un'inappellabile condizione di clandestinità, non consentendo loro il rinnovo del permesso di soggiorno qualora non riescano a trovare un'occupazione entro i sei mesi dalla perdita del precedente posto di lavoro,
premesso che:
la crisi in atto e le sue conseguenze in termini di tenuta occupazionale dei mercati rendono indispensabile un approfondimento sulla condizione giuridica dei lavoratori extracomunitari, cercando di evidenziare quei tratti distintivi della normativa attualmente in vigore che incidono profondamente sulla possibilità di queste persone di riuscire a rimanere all'interno di un contesto di inclusione giuridica e sociale;
il provvedimento in esame contiene un percorso di regolarizzazione delle figure professionali di colf e badanti che molto hanno a che vedere con la presenza degli stranieri in Italia e che, però, non rappresentano l'unico volto del rapporto tra quella immigrazione che punta all'inclusione e i vari aspetti del mondo del lavoro in Italia;
la perdita del posto di lavoro da parte dell'immigrato extracomunitario contiene in primo luogo il rischio di far precipitare alcune decine di migliaia di lavoratori in un'inappellabile condizione di clandestinità, non consentendo loro il rinnovo del permesso di soggiorno qualora non riescano a trovare un'occupazione entro i sei mesi dalla perdita del precedente posto di lavoro,
impegna il Governo
in una fase di recessione economica come è quelle attuale, a individuare tutte le misure necessarie, siano esse economiche che normative, compresa quella di estendere la durata della validità del permesso di soggiorno per chi ha perso un lavoro regolare dagli attuali sei mesi a un periodo maggiore, onde consentire a queste persone di trovare un'occupazione alternativa regolare e valida, scongiurando così il rischio che gli immigrati regolari possano precipitare in una condizione di clandestinità e quindi di grave pregiudizio per loro, per le loro famiglie e per la collettività in cui risiedono.
9/2561-A/99. Murer, Bucchino, D'Incecco, Pedoto, Miotto, Livia Turco, Calgaro, Binetti, Bossa, Mosella, Burtone, Argentin, Grassi, Sbrollini, Codurelli.
in una fase di recessione economica come è quelle attuale, a individuare tutte le misure necessarie, siano esse economiche che normative, compresa quella di estendere la durata della validità del permesso di soggiorno per chi ha perso un lavoro regolare dagli attuali sei mesi a un periodo maggiore, onde consentire a queste persone di trovare un'occupazione alternativa regolare e valida, scongiurando così il rischio che gli immigrati regolari possano precipitare in una condizione di clandestinità e quindi di grave pregiudizio per loro, per le loro famiglie e per la collettività in cui risiedono.
9/2561-A/99. Murer, Bucchino, D'Incecco, Pedoto, Miotto, Livia Turco, Calgaro, Binetti, Bossa, Mosella, Burtone, Argentin, Grassi, Sbrollini, Codurelli.
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La Camera,
premesso che:
il 2 luglio scorso, il Parlamento ha approvato definitivamente il disegno di legge del Governo recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica», in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che configura come reato l'immigrazione clandestina (ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato);
la linea dura e intransigente decisa dal Governo nei confronti degli extracomunitari, ha però dovuto fare i conti con il problema, subito «esploso», delle «colf» e delle badanti, ossia di quelle figure di lavoratori dei quali il nostro paese ormai non può più fare a meno, e che rappresentano oggi, sempre più spesso, l'unica speranza per molte famiglie italiane rispetto alla cura dei bambini e degli anziani autosufficienti e non;
si tratta di oltre 1 milione di persone, soprattutto donne provenienti dai paesi dell'Est (Romania, Ucraina e Moldavia in testa), dalle Filippine e dal Sudamerica, che lavorano nelle case degli italiani per assistere persone anziane o bambini;
di queste circa la metà lavora in nero senza permesso di soggiorno. Solo nel 2008 le domande di regolarizzazione presentate sono state 430 mila;
nella consapevolezza dell'importanza del lavoro in molti casi ormai insostituibile svolto da queste persone, e forse anche sotto la pressione di gran parte dell'opinione, il Governo, con un proprio emendamento approvato al disegno di legge in esame, ha introdotto un articolo con il quale viene prevista la regolarizzazione di cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari, ma unicamente per coloro che svolgono il lavoro di colf o badanti senza essere in regola;
l'individuazione di una o due sole categorie di lavoratori per le quali si applica la suddetta regolarizzazione rischia di introdurre una norma sicuramente discriminatoria e probabilmente incostituzionale;
si ricorda il precedente legislativo della legge 189/02, la cosiddetta «Bossi-Fini», che aveva riguardato la sanatoria per le sole colf e badanti, subito seguita dal decreto legge 195/02 che disponeva e allargava l'estensione della sanatoria agli altri lavoratori extracomunitari;
va inoltre segnalato che l'articolo 1-ter, comma 13, lettera b) del testo del decreto esclude dalla procedura di emersione tutti coloro che sono stati segnalati ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato, in base ad accordi internazionali. Questa definizione non distingue però tra coloro che sono stati segnalati per ragioni legate al pericolo per l'ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato italiano o di altro Stato membro dell'accordo di Schengen, da color che invece sono stati segnalati per esempio, per semplice soggiorno illegale, e in assenza quindi di qualunque pericolosità;
impegna il Governo:
ad adottare ulteriori iniziative normative volte:
ad estendere anche alle altre categorie di lavoratori irregolari le disposizioni previste dal disegno di legge in esame in materia di procedure di emersione di lavoratori impiegati nel lavoro domestico, o in attività di assistenza per la famiglia;
a prevedere che possano beneficiare della procedura di emersione anche quei cittadini stranieri che risultano segnalati in base ad accordi internazionali ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato, se segnalati per fatti di lieve entità e in assenza quindi di pericolosità.
premesso che:
il 2 luglio scorso, il Parlamento ha approvato definitivamente il disegno di legge del Governo recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica», in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che configura come reato l'immigrazione clandestina (ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato);
la linea dura e intransigente decisa dal Governo nei confronti degli extracomunitari, ha però dovuto fare i conti con il problema, subito «esploso», delle «colf» e delle badanti, ossia di quelle figure di lavoratori dei quali il nostro paese ormai non può più fare a meno, e che rappresentano oggi, sempre più spesso, l'unica speranza per molte famiglie italiane rispetto alla cura dei bambini e degli anziani autosufficienti e non;
si tratta di oltre 1 milione di persone, soprattutto donne provenienti dai paesi dell'Est (Romania, Ucraina e Moldavia in testa), dalle Filippine e dal Sudamerica, che lavorano nelle case degli italiani per assistere persone anziane o bambini;
di queste circa la metà lavora in nero senza permesso di soggiorno. Solo nel 2008 le domande di regolarizzazione presentate sono state 430 mila;
nella consapevolezza dell'importanza del lavoro in molti casi ormai insostituibile svolto da queste persone, e forse anche sotto la pressione di gran parte dell'opinione, il Governo, con un proprio emendamento approvato al disegno di legge in esame, ha introdotto un articolo con il quale viene prevista la regolarizzazione di cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari, ma unicamente per coloro che svolgono il lavoro di colf o badanti senza essere in regola;
l'individuazione di una o due sole categorie di lavoratori per le quali si applica la suddetta regolarizzazione rischia di introdurre una norma sicuramente discriminatoria e probabilmente incostituzionale;
si ricorda il precedente legislativo della legge 189/02, la cosiddetta «Bossi-Fini», che aveva riguardato la sanatoria per le sole colf e badanti, subito seguita dal decreto legge 195/02 che disponeva e allargava l'estensione della sanatoria agli altri lavoratori extracomunitari;
va inoltre segnalato che l'articolo 1-ter, comma 13, lettera b) del testo del decreto esclude dalla procedura di emersione tutti coloro che sono stati segnalati ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato, in base ad accordi internazionali. Questa definizione non distingue però tra coloro che sono stati segnalati per ragioni legate al pericolo per l'ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato italiano o di altro Stato membro dell'accordo di Schengen, da color che invece sono stati segnalati per esempio, per semplice soggiorno illegale, e in assenza quindi di qualunque pericolosità;
impegna il Governo:
ad adottare ulteriori iniziative normative volte:
ad estendere anche alle altre categorie di lavoratori irregolari le disposizioni previste dal disegno di legge in esame in materia di procedure di emersione di lavoratori impiegati nel lavoro domestico, o in attività di assistenza per la famiglia;
a prevedere che possano beneficiare della procedura di emersione anche quei cittadini stranieri che risultano segnalati in base ad accordi internazionali ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato, se segnalati per fatti di lieve entità e in assenza quindi di pericolosità.
9/2561-A/159. Razzi, Evangelisti.
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